Tradizioni e Folklore a Gaeta!

Gaeta è ricca di tradizioni e alcune manifestazioni folcloristiche, che non hanno uguali nei paesi limitrofi. Le usanze ed i costumi delle feste di Natale e del primo dell’anno a Gaeta hanno toni e colori prettamente napoletani, riconducibili alla lunga appartenenza della città al regno di Napoli. “Sciuscio” è il nome della serenata che gruppi di musicisti (per lo più giovani) portano ad amici e conoscenti la sera di San Silvestro. Consiste in una musica, accompagnata da canti, che si indirizza alla vigilia di Capodanno al capo famiglia o padrone di casa – dialettalmente al patrò (dal latino patronus) – come espressione di augurio per il nuovo anno, accanto all’uscio della sua abitazione.
Altre tradizioni sono legate al culto religioso degli abitanti. Nel mese di agosto si svolge nelle acque del Golfo la processione della Madonna di Porto Salvo (risalente all’anno 1000), ossia della Madonna che conduce salvi in porto i marittimi. Il mare è attraversato da variopinte imbarcazioni imbandierate che seguono la statua della Madonna collocata sulla barca capofila. Anche le statue dei Santi Cosma e Damiano (martirizzati in Siria) vengono portate in processione lungo le strade della città; si narra che in Vita Cosma e Damiano fossero stati medici, dei quali sono considerati patroni (26 settembre). Cosmo (volgare di Cosma) e Damiano sono nomi assai ricorrenti a Gaeta e tra gli emigrati gaetani nelle Americhe.

La Campanella Serale
Il Palazzo dei Fantasmi
La Sagra dell’Uva

Il corteo partiva dal rione la Spiaggia al piazzale Traniello. La maggior parte dei carri era guidata dagli stessi contadini che indossavano gli abiti da lavoro. Ai carri faceva seguito una schiera di contadini, con i loro asini pieni di uva. Quando il corteo giungeva a destinazione le fanciulle vestite con abiti contadineschi, distribuivano l’uva alla popolazione

La Leggenda del Serpente

Questo serpente lungo decine di metri, abitava nella Piana di Sant’Agostino,

una grotta interamente ricoperta d’acqua. La sua presenza era percettibile in tutta la piana, infatti, emanava sibili talmente acuti che si udivano molto lontano, che il solo ascoltarli metteva i brividi alle persone. Un giorno, però, un contadino di nome Trapanieglie, pensò che fosse giunto il momento di ucciderlo e studiò uno stratagemma. Davanti alla grotta depose delle caciotelle (formaggio) e rimase ad aspettare che il serpente, atratto dall’odore uscisse. Al momento giusto il contadino fece fuoco colpendo a morte il serpente i cui lamenti spaventarono a tal punto l’uomo che durante la fuga morì per lo spavento. La carcassa fu poi trascinata in città affinchè i gaetani potessero vederla. Per il suo trasporto occorsero otto paia di buoi.

Capofuoco
Il 31 dicembre di ogni anno in Via Indipendenza ci sono tradizioni che si tramandano da padre in figlio e che non si dimenticano. Fra i vicoli, nei pressi di Salita Campo, ci sono intere famiglie che preparano un grande falò: un Capofuoco,appunto, per poter festeggiare la fine dell’anno con tutta la gente del rione. Si bruciano oggetti vecchi, con l’auspicio che l’anno nuovo sia migliore di quello passato; Insieme agli oggetti si bruciano anche, rancori, dispiaceri, amori, gioie e dolori che hanno “arroventato” un intero anno. Il Capofuoco rappresenta non solo l’addio all’anno passato, ma anche un modo per riunire famiglie intere e vicini, per trascorrere qualche ora in allegria.
Glie Sciusce
L’ultima sera di ogni anno, la sera di San Silvestro, nella città Gaeta si perpetua un’ antichissima tradizione.“Glie sciusce”: termine dialettale che con il quale si indicano orchestrine itineranti composte da gruppi di persone, bambini, ragazzi, adulti e anziani, in alcuni casi anche senza minime conoscenze musicali, che portano i loro canti augurali in strada e nelle case . Il loro cantare in dialetto rievoca antiche tradizioni portando nelle case e nei cuori della gente il calore dell’ augurio di fine anno.
Suonano strumenti tipici e artigianali legati alla musica tradizionale e popolare e strumenti che più avanti definiremo decisamente più moderni nonché frutto della pura fantasia. Sono pochi i gaetani che, almeno una volta nella vita, non hanno passato il 31 dicembre cantando i tradizionali stornelli nelle strade e nelle case fino a notte inoltrata…
Il fenomeno attira sempre maggiore attenzione, è stato oggetto di studio e su di esso molto è stato detto e scritto. Una tesi di laurea sull’ argomento è stata pubblicata in un libro edito dal Comune di Gaeta nel 2000. E’ stato scritto di tutto e di più su questa tradizione, molte sono state le definizioni ad essa attribuite, molto si racconta e molto si tramanda da padre in figlio, da nonno a nipote.
“Spettacolo folkloristico – tradizione popolare – revival consumistico – Corrida ante-litteram “ sono alcuni degli appellativi con cui è stato definito questo fenomeno negli ultimi tempi.
Ancor di più sono le teorie riguardanti le origini ed il significato. Lo stesso termine dialettale “sciuscie”, continuamente “maltrattato” e distorto con tentativi di italianizzazione, non ha una definizione ben precisa ma trova diverse correnti di pensiero che tentano di spiegarne il significato. Nonostante questa tradizione vada evolvendosi nel tempo, modernizzandosi, attira intorno a se un numero sempre maggiore di osservatori, conoscitori e non, del fenomeno di costume popolare della città di Gaeta.
Il 31 Dicembre di ogni anno sono migliaia i gaetani e non che si recano nelle vie più antiche del borgo della Città per assistere ad uno spettacolo di suoni, colori, musica, risate, schiamazzi, stonature, suonatori emozionati e sonate emozionanti…
Per chi ascolta e sa cosa sta ascoltando, l’emozione è fortissima, indescrivibile, per chi canta e sa cosa sta cantando, lo è ancor di più…